sabato 3 gennaio 2009



FINALE ALTERNATIVO DI

Mi rivolgo ai miei venti cinque lettori (citazione dal Manzoni):
Con un anno di ritardo, aggiungo un'altra conclusione della saga più discussa di questi ultimi tempi. L'autrice di codesta impresa è la cosiddetta Vanisla Raoling che ci ha scritto un finale completamente diverso da quello di J.K.Rowling, ma anche da quello, riportato qui sul blog, realizzato da ValeMC93, il quale non ha riscosso grande successo come l'autrice desiderava.Si spera che anche questo finale non faccia lo stesso flop!Commentate in tanti!Almeno chi passa per di qua, non abbia il timore di esprimere il proprio parere!
P.S. Il racconto comincia dalla morte di Voldemort, ovvero da pagina 683 dell'edizione Salani Editore.







Fu in quel momento che Harry si accorse del dolore acuto come mai aveva avuto, che partiva dalla sua cicatrice. Attorno a lui il rombo esplose, le urla, l’esultanza e i ruggiti dei presenti lacerarono l’aria.
I primi a raggiungerlo furono Ron ed Hermione, poi Ginny, ma Harry la intravide appena; la vista sempre più annebbiata, le gambe lo reggevano a stento. Barcollava e sudava e nella fioca luce vide il viso di Ginny trasformarsi come se avesse visto un fantasma. Il dolore si espanse a tutte le membra, quasi non riusciva a respirare…una cosa gli stava succedendo:forse stava per morire! Perché proprio adesso? Perché proprio ora che era riuscito a battere Voldemort, adesso che poteva vivere accanto a Ginny?
“Ginny…Ginny…aiutami…”.
Poi non sentì più nulla. Galleggiava nella nebbia, il dolore era sparito e dimenticò tutto. Una luce fortissima all’improvviso ferì i suoi occhi. Attorno a lui le urla di gioia cessarono, tutti ammutolirono; solo Ginny ed Hermione lanciarono un urlo. Ron , Molly e Neville si avvicinarono e ciò che apparve ai loro occhi fu incredibile. Harry non c’era più, o meglio, non come l’avevano visto un istante prima.
Accanto a Ginny tra le sue braccia c’era un bambino, un bambino di circa un anno, con i capelli neri. Sembrava Harry da piccolo, ma la cicatrice non c’era più sulla fronte. Gli occhi erano quelli di Harry e fissavano quelli di Ginny, chinata su di lui.
“ Non è possibile, non è possibile! “: Hermione continuava a ripeterlo ininterrottamente.
Qualcuno dietro di loro lanciò un altro urlo:
“ Voldemort…Voldemort non è morto…guardate! “. Tutti si voltarono inorriditi; solo Ginny continuava a fissare e a tenere tra le braccia il bambino. Poi anche lei si voltò a guardare.
Sotto il mantello di Voldemort si videro agitarsi due manine ed un pianto di neonato risuonò nell’aria. Il Voldemort che tutti videro cadere a terra , morto, non c’era più. Al suo posto c’era ora questo bambino, anche lui dell’età di circa un anno.
Nessuno riusciva a capire cosa e come fosse successo tutto ciò.
Tra la folla si fece largo la professoressa McGranitt che ordinò:
“Fate largo, fatemi vedere…Oh, non è possibile! ".
“Dobbiamo ucciderlo”, dissero alcuni maghi riferendosi con lo sguardo al bambino steso sul mantello di Voldemort.
“Non sappiamo cosa è successo, ma dobbiamo ucciderlo: è sempre Voldemort! “.
Dopo un lungo istante, la McGranitt disse:
“Voi non farete nulla di tutto ciò adesso. Portiamo i due bambini al castello. I ragazzi tutti nelle loro sale, mi affido ai Prefetti; tutti gli adulti nella Sala Grande “.
Il suo tono era talmente autoritario che nessuno osò contraddirla. Molly si avvicinò a Ginny e le disse:
“Mia cara e, anche voi, Ron ed Hermione, andate, fate come ha detto la professoressa, mi occuperò io di Harry”.
Hermione sollevò da terra Ginny e la allontanò.
Molly prese tra la braccia Harry e suo marito fece altrettanto con il piccolo Tom Riddle. Consegnarono i due bambini a Madama Chips in infermeria e scesero insieme nella Sala Grande ancora sgomenti per ciò che era successo.
Quando tutti furono entrati, la McGranitt si schiarì la voce e disse: “Innanzitutto volevo ringraziare e congratularmi con voi per il coraggio che avete dimostrato, ma temo che ora non basti…perché ne occorre altrettanto per decidere cosa fare adesso “.
“Non c’è nulla da decidere, bisogna agire e uccidere Voldemort! Adesso, prima che sia troppo tardi! “, si sentì da un angolo della sala.
“Giusto! “, disse qualcun altro al centro;
“Non bisogna farsi addolcire e pensare che quello è un bambino! Quello è sempre Voldemort! Se lo lasciassimo vivere, da grande farà di nuovo ciò che ha fatto; il Signore Oscuro sorgerà per la seconda volta!“.
Quasi tutti assecondavano questa idea, ma la professoressa McGranitt, con tono deciso, disse:
“ Non penso che ciò avverrà e, comunque, nessuno di noi è in grado di spiegare che cosa sia accaduto. Non c’è dubbio che Voldemort ed Harry Potter siano stati a loro insaputa uniti; ciò che è ora successo lo dimostra. Voldemort è stato ucciso da Potter: tutti noi ne siamo stati testimoni; eppure si è verificato qualcosa di inspiegabile, qualcosa che va la oltre la magia. Potter si è trasformato in bambino, alla stessa età in cui i suoi genitori morirono.
È lui, ne sono certa, perché io allora lo vidi e posso confermare che quel bambino è Harry Potter. Ma anche Voldemort, il cui destino è legato a Potter, si è trasformato in un bambino, coincidenza dell’età di Harry.
Ora, pensate bene, ragionate…se voi uccidete Voldemort, chi vi dice che anche ad Harry non spetti la medesima fine? Volete macchiarvi di un duplice omicidio? L’anima di Voldemort era corrotta per i molteplici delitti commessi: volete diventare come lui? Volete davvero uccidere due bambini? “.
“Nessuno ti dà la certezza che, uccidendo Voldemort, morirebbe anche Potter “, disse qualcuno, “Io dico di passare ai voti “.
“Un momento”, disse la McGranitt, “chiediamo consiglio ai Presidi! Portiamo qui i ritratti; loro sono stati maghi onorevoli e soprattutto saggi: sapranno loro cosa consigliarci!
Percy, Bill e Fleur andate voi a prendere i ritratti e portateli qui.”
Dopo una decina di minuti, i tre ragazzi tornarono con i ritratti, i volti dubbiosi su ciò che stava succedendo.
Adagiarono i quadri sul tavolo in posizione verticale in modo che tutti vedessero i volti.
“Abbiamo bisogno di voi” disse la professoressa McGranitt.
“Lo sappiamo”, disse Phineas, “sappiamo già cosa è successo; ora, come possiamo aiutarvi? Il fatto è che alcuni dei qui presenti pensano che sia opportuno uccidere il piccolo Riddle prima che diventi il Signore Oscuro; io, però, non sono dello stesso avviso”.
In quel momento, il professor Silente si fece sentire:
“Sei sempre stata saggia, Minerva, amica mia, e penso che tu abbia ragione! Evidentemente, il legame che c’era tra Voldemort ed Harry era più forte di quanto non immaginassimo. Non abbiamo tenuto conto che nel corpo di Voldemort scorre pur sempre il sangue di Harry. Essi sono più legati che mai, più di quanto non possa succedere tra fratelli.
La protezione su Harry, che Lily diede quella notte a suo figlio, è ancora, e lo sarà sempre, efficace e non sparirà mai.
Se Voldemort dovesse morire, anche Harry morirebbe…ma se Voldemort vive , anche Harry continuerà a vivere.
Io penso che forse,ora che sono tutti e due bambini,ora che Voldemort non è più Voldemort, ma semplicemente…Tom Ridde, ora, dico che non può fare più del male a nessuno. Non bisogna dimenticare che Tom è diventato quello che abbiamo conosciuto perché ha avuto un’infanzia infelice, è vissuto in un orfanotrofio e non ha mai conosciuto l’amore:l’amore dei genitori, di una madre, di un padre, degli amici.
Forse, se doveva andare a finire così, forse è bene dargli una seconda possibilità, solo a patto che cresca in una famiglia che sappia amarlo e crescerlo come un figlio.
Anche Potter ha avuto un’infanzia non bella, anche lui merita la possibilità di avere finalmente una vera famiglia. Potrebbero addirittura crescere insieme, Tom ed Harry, insieme, come fratelli.
Il problema è trovare chi è disposto a crescerli come se fossero loro figli, con devozione e tanto amore”.
Tutti zittirono e si guardavano negli occhi.
Anche coloro che avevano lanciato la proposta di uccidere Voldemort non sapevano cosa dire, cosa rispondere, quasi vergognandosi dell’ idea che avevano avuto prima.
Ruppe il silenzio la voce di Minerva:
”Grazie professor Silente, sapevo che avrei avuto tutto l’appoggio da parte vostra. Come avete sentito, bisogna dare una seconda possibilità a Riddle, lo dovete fare anche per Harry.
Forse è questo il coraggio più grande che siamo chiamati ad avere, più di quello dei predecessori delle nostre rispettive case: Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero.
Se saremo uniti, il male non trionferà, perché solo dall’amore possono nascere buoni propositi e buone azioni.
Se dalle votazioni sarà presa questa soluzione, Voldemort è come se non fosse mai esistito. Il suo nome non sarà mai più pronunciato e il piccolo Riddle non saprà mai della sua prima nascita ed esistenza.
Direi di riunirci qui, domani mattina, alle otto in punto, per effettuare le votazioni e per trovare, eventualmente, la famiglia che si prenderà cura dei bambini.
Per questa notte, essi dormiranno in infermeria sotto la mia più stretta sorveglianza e voi, nel frattempo, avrete modo di pensare a ciò che bisogna fare.”
La professoressa McGranitt sciolse così la seduta ed ognuno uscì dalla Sala dirigendosi verso l’esterno.
La giornata era ancora lunga davanti a loro, ma per la decisione che dovevano prendere le ore erano poche, troppe poche.


LA SECONDA VITA
Ron, Hermione e Ginny dormirono solo poche ore quella notte.
Nella sala comune parlarono a lungo con i loro amici e compagni di tutto ciò che era successo quel giorno. Sebbene stanchi, ripeterono i fatti della giornata, ma la cosa che li sconcertava di più era quella di avere perso il loro amico, sebbene fosse ancora vivo.
Se gli adulti avessero preso la decisione di uccidere Riddle, Harry ne avrebbe pagato anche lui le conseguenze: ne erano certi.
Tuttavia, l’esistenza nuova di Harry, se così fosse stato, sarebbe stata senza la loro presenza: egli sarebbe cresciuto senza di loro. Lui era un bambino di un anno e loro, ormai, erano grandi. Non avrebbero più potuto stare con lui, crescere con lui. In un certo senso, era come se fosse morto, pur non essendolo. Era un dolore troppo atroce da sopportare.
Ginny non piangeva e non parlava. Il suo cuore era come una pietra e le lacrime, che sentiva pungerle gli occhi, non riuscivano ad uscire.
Si addormentò a fatica verso le prime luci dell’alba per sfinimento e, quando il sole si alzò nel cielo, filtrando attraverso i vetri, si accorse che erano quasi le otto.
La Signora Grassa aveva raccontato loro ciò che gli adulti e i professori avevano deciso il giorno prima.
Ora il momento era arrivato.
Subito prima di scendere, la professoressa McGranitt passò in infermeria per controllare un’ultima volta i bambini. Aveva vegliato tutto il giorno e la notte dandosi il cambio con Madama Chips.
I bambini erano tranquilli, avevano dormito tutti e due insieme nella stessa culla, come se fossero due fratelli gemelli. A dire il vero, sembravano veramente dei gemelli, tutti e due della medesima età, capelli neri e folti, uguali, quasi due gocce d’acqua; solo gli occhi erano diversi, quelli di Harry risplendevano della stessa bellezza degli occhi di Lily, quelli di Tom erano più grandi, più scuri.
Erano così carini, giocavano con le loro manine e bevvero il latte che Madama Chips aveva preparato loro nei biberon.
“Ora vado: è giunta l’ora!”, si accomiatò Minerva che scese le scale dirigendosi verso la Sala Grande.
Erano tutti lì ad attenderla; lei passò in mezzo a loro con una leggera smorfia sulle labbra.
Quando parlò, dovette schiarirsi la voce e iniziò:
”Vedo che ci siamo tutti. Spero che la notte abbia portato consiglio.
Direi di passare subito alle votazioni.
Ad ognuno di voi verranno consegnati due boccini, uno nero e uno bianco.
Chi ha deciso di non commettere un omicidio e di dare, quindi, una seconda possibilità a Riddle, porterà il boccino bianco nel calice posto alla mia destra.
Chi deciderà il contrario, deporrà quello nero nell’urna alla mia sinistra.
Si passerà in seguito al conteggio.
Ed ora, prego, iniziate a venire due alla volta, con ordine.”
Si mossero quelli seduti in prima fila e poi, in seguito, gli altri come aveva detto la McGranitt.
Arthur e Molly non avevano faticato a prendere la decisione il giorno prima. Anche se Riddle era stato “Colui che non doveva essere nominato”, non se la sentivano di uccidere un bambino, tanto più non volevano causare alcun male ad Harry.
A questo riguardo, avevano pensato di poter crescere Harry come fosse figlio loro, ma non se la sentivano di crescere con lo stesso amore anche Riddle.
Ci vollero circa venti minuti per riempire le urne.
Anche i Malfoy andarono a votare deponendo i loro boccini neri.
La professoressa McGranitt passò quindi al conteggio con l’aiuto degli altri professori.
Senza alcun dubbio i boccini bianchi superarono già subito quelli neri; ne contarono duecentodieci contro ottanta.
Ci fu un lungo applauso, interrotto nuovamente dalla professoressa McGranitt.
“Ringrazio tutti della collaborazione data, ma adesso che la decisione è stata presa, c’è un altro problema da affrontare.
Spero che ognuno di voi abbia valutato anche chi ha intenzione di far crescere i bambini come se fossero i loro”.
I Malfoy si ritrassero; altri maghi tra i presenti si fecero avanti, come Arthur e Molly.
Tuttavia, tutti avevano avuto gli stessi pensieri dei Weasley. Tutti ritenevano di poter allevare ed amare Harry, ma Riddle no, proprio non se la sentivano.
La McGranitt riprese la parola:
”Forse non avete capito bene. È di basilare importanza che i due bambini crescano insieme con la stessa devozione ed amore.
Se Riddle non riceverà l’amore che ogni bambino ha diritto di avere, non conoscerà cos’è il bene: tutto sarà vano e allora potrebbe ripetersi la storia che abbiamo vissuto”.
Nessuno si mosse e nessuno fiatò.
Anche Bill e Fleur erano presenti, naturalmente, e a quelle parole si guardarono negli occhi.
Non dissero nulla, il loro sguardo valeva più delle parole. Con un cenno del capo, lei sorrise e Bill le prese la mano. Si fecero largo tra i presenti e si avviarono verso la professoressa McGranitt.
Fu Bill a parlare per primo:
“Noi siamo disposti ad allevare i bambini come se fossero nostri, sia Harry che Tom. Il nostro amore basterà per tutti e due e cercheremo di dare a loro una vita felice come ogni bambino ha diritto di avere”.
La McGranitt li guardò stupita ma anche contenta che finalmente qualcuno si fosse fatto avanti.
“Siete sicuri di ciò che dite? È un onere importante e gravoso; lo sapete questo, vero?”.
“Oui” replicò Fleur, con il sorriso più raggiante che mai.
“Noi lo sappiamo, ma siamo anche giovani e forti ed il nostro amore basterà per tutti”.
A quel punto scoppiò un lunghissimo applauso e tutti si complimentarono con la giovane coppia.
“Bravi! Bravi! Ben detto!”.
Finalmente le cose si erano sistemate.
Fleur e Bill andarono ad abbracciare Molly ed Arthur e tutti si strinsero al quartetto. La notizia non si fece attendere molto nelle sale comuni ed anche i ragazzi furono autorizzati a scendere per congratularsi con Fleur e Bill.
Ron, Hermione e Ginny erano al settimo cielo per la notizia.
Anche se l’esistenza di Harry consisteva nel crescere con altri amici, anche se Harry avrebbe avuto altre esperienze, egli era vivo; e poi il futuro…chi lo sa? Forse potevano comunque essere amici come prima, anche se li dividevano ben sedici o diciassette anni di differenza.
E poi potevano andare a trovare Harry quando volevano, dopotutto.
Bill e Fleur corsero in infermeria per vedere i bambini: erano bellissimi.
Bill prese Tom e Fleur prese Harry. Molly e la sua famiglia li seguì. Aveva le lacrime agli occhi ed Arthur disse a Bill, dandogli una pacca sulla spalla:
“Sono fiero di te, figlio mio; era la cosa più giusta”.
“Posso prenderlo in braccio?” chiese Ginny a Fleur, che le rispose:
“Ma certo, mia cara!”.
Ginny tenne tra le sue mani il piccolo Harry e lui le sorrise e, con la manina, giocava con i suoi capelli.
Anche se non potevano più amarsi come una volta, anche quello, dopotutto, era amore e per lei lo sarebbe sempre stato.