venerdì 8 febbraio 2008

FINALE ALTERNATIVO DI



Non tutti si immaginavano il finale della saga come scritto dalla Rowling in "Harry Potter e i doni della morte"....ValeMC93 si è inventata una conclusione del tutto diversa da quella originale, che inizia nel momento in cui Voldemort muore. Leggete il finale e poi dateci un commento!!!






La magia dei sogni

Erano in centinaia a premere contro Harry, tutti decisi a toccare Il Ragazzo Che Era Sopravvissuto, la ragione per cui era davvero finita…Ad un certo punto, le grida e le urla si spensero e calò un silenzio totale. Subito Harry non lo percepì perché nella sua testa risuonavano ancora le urla in un rimbombo, urla di una miriade di gente che, Harry si rese conto, non esisteva più. Si trovava in una stanza grande, ma non quanto la Sala Grande, illuminata da una fioca luce proveniente da una piccola lampada appoggiata sub un mobile. Davanti a lui si trovava una finestra che mostrava una luna grossa che creava una bella luce bianca, ma non tanto forte quanto lo era la luce che entrava dalle molte finestre qualche secondo prima. “Ma cosa…?” “Oh Harry!”. Una zia Petunia si avvicinò titubante verso di lui e si inginocchiò posando una piccola mano sulla sua spalla. Con lei si avvicinarono anche zio Vernon e un piccolo ma grassottello Dudley. Harry era sconvolto. “Non è possibile”- pensò- “non è possibile”. Subito, senza pensarci ,si toccò una cicatrice che non rispondeva al tatto come d’abitudine. Si guardò, allora, le mani: erano troppo piccole. Si avvicinò istintivamente verso lo specchio dall’altra parte della stanza e vide quello che in fondo, inconsciamente si aspettava: il suo viso non era più quello di un diciassettenne, ma quello di un ragazzino avente sette anni di meno.



“Harry sei debole, siediti ti prego”- disse Petunia –“Sei rimasto incosciente per alcune ore e sei sconvolto almeno quanto lo sono io”. La sua voce si bloccò come se avesse un nodo e i suoi piccoli occhi neri diventarono umidi. Da un tavolo vicino prese allora un foglio che assomigliava ad una lettera. “L’abbiamo ricevuta anche noi. E’ terribile. Tu sai che io e tua…tua madre non avevamo un gran bel rapporto, ma sai anche che…che le volevo bene”. Harry ascoltava appena perché lo shock era troppo grande. Si avvicinò verso sua zia fissando la lettera che teneva nelle sue mani, la prese e lesse: Gentilissimi signori,
ci duole immensamente dirvi che la vostra
carissima Lily Evans in Potter e suo marito sono
deceduti in un incidente d’auto avvenuto nello
Yorkshire a 30 km da Londra. I loro corpi
verranno trasportati appena possibile nella vostra
città. Con tutte le condoglianze possibili,
La Polizia locale.
Ciò che passava nella testa di Harry in quel momento è inspiegabile e totalmente privo di senso. Gli sembrava di percorrere un lungo corridoio buio senza via d’uscita, con un impazzata voglia di uscirne. “Sto sognando…non è possibile” – pensò Harry. “Forse lo shock di tutto quello che è successo, la morte di Voldemort e l’inizio della fine di quell’orribile vicenda, è stato troppo forte e sono svenuto. Forse le grida e l’acclamazione di tutti mi hanno fatto perdere i sensi: dopotutto sono successe troppe cose, sono troppo esausto. Ora se riapro gli occhi riesco ad uscire da questo orribile incubo…”.





E così fece, ma quello che vide non era certo quello che si aspettava di vedere, o meglio ciò che sperava di vedere. Vide zia Petunia guardarlo con un po’ di pena e a Harry sembrava di impazzire. Con grande stupore del fatto che riusciva ad avere la forza di parlare, disse: “Dove mi trovo? Cosa è successo?”. E si sentì ancora più male quando sentì la sua voce…la voce di un bambino, quel bambino che viveva dai perfidi zii Dursley, ma che sarebbe diventato felice a partire da una lettera, che lo avrebbe invitato a frequentare una scuola di magia…la magia…lui era un mago…”Cugino, calmati per favore, mi stai facendo preoccupare”. Un undicenne Dudley gli parlava. “Che domande, sei a casa tua. Mamma, credo che zia…zia Lily ha fatto male a lasciarlo solo per molto”. “Zitto Diddy! La zia non lo avrebbe lasciato solo per molto. E poi forse non ti rendi conto…tuo cugino è sconvolto! Siamo tutti sconvolti!”. A questo punto, Petunia scoppiò in lacrime. “Harry,” – disse con voce tremante –“vieni a casa nostra, ti prego, non puoi rimanere qui. Ascolta, forse non sono stata sempre una brava zia ma questa è l’occasione per rimediare.
Siamo tutti troppo fragili in questo momento e abbiamo bisogno l’uno dell’altro”. Quindi si avvicinò e prese Harry per il suo piccolo braccio.
Harry si fece trasportare senza neanche sapere dove stava andando. La sua testa era troppo piena di domande: si chiedeva dov’erano Ron, Hermione, tutta la folla che lo acclamava, Howarts, Ginny…Ginny…sembrava lontana mille miglia, tutto sembrava troppo lontano, in un altro mondo, come se non fosse mai esistito.





Ma le immagini delle persone lui care, che le aveva viste fino a qualche minuto prima ma che sembravano così lontane, si fecero confuse e si mischiarono con altre. Erano immagini di un’altra vita, quella di un bambino tanto amato dai genitori. Assomigliava tanto al padre ma aveva gli occhi verdi di sua madre. Abitavano in una casa, la stessa che stava lasciando Harry. C’erano una decina di persone: gli zii Dursley con il piccolo Dudley in braccio, Sirius, Lupin, Minus, i genitori, tutti attorno a un piccolo Harry davanti a una torta: era il suo terzo compleanno e quello era il primo ricordo che Harry ha sempre avuto. Dopo quello, una serie di immagini si mostrarono davanti ai suoi occhi: il suo primo giorno di scuola, le sue lacrime per aver portato una brutta pagella ed era quindi stato sgridato dai suoi genitori, e tutto gli venne in mente. Era partito in un altro luogo che per lui sembrava essere durato anni ed ora era tornato. La sua vita era quella di un bambino coraggioso, sempre in cerca di avventure, a cui piaceva fantasticare. I suoi zii non gli davano molta importanza, non aveva amici, ma era comunque attorniato da persone che gli volevano bene, come Lupin, suo padrino Sirius, Minus e, soprattutto, i suoi genitori ora lontani. Anche se si poneva ancora mille domande, ora tutto gli sembrava più chiaro: Howarts, Voldemort, la magia, Ron ed Hermione…erano tutti frutto della sua immaginazione.









Ora si ricordò: aveva letto la lettera che gli comunicava la morte dei suoi genitori, fu tutto così inaspettato e scioccante che perse i sensi,cadde in un sonno profondo e si ritrovò subito a casa dei Dursley. Aveva ricevuto una lettera che zio Vernon non voleva fargli leggere e subito si precipitò un mezzo gigante in casa loro dicendo che Harry era un mago, ma tutto quello che venne dopo lo sappiamo già. Harry si ritrovò in macchina, sul sedile posteriore accanto a Dudley. Egli guardava il finestrino con aria persa ed erano tutti immersi nei loro pensieri, in un silenzio totale. Poco dopo arrivarono a casa dei Dursley ed entrarono. La casa era tanto famigliare…Gli zii lo guardarono, ma Harry non ebbe il coraggio di parlare e salì quindi in camera sua. Si buttò sul letto e iniziò a pensare. Quello che più gli faceva male era la perdita dei suoi unici amici di sempre, Ron ed Hermione. Nella sua vita reale non ha mai avuto dei veri amici come loro, capaci di mettere al primo posto la vita di Harry, sacrificando la loro. Ripensò a Ginny e una rabbia salì in lui. “Perché? Come ho fatto a sbagliarmi? Come è potuto essere così reale?”. E la rabbia e la frustrazione fecero posto alla disperazione più totale. A quel punto, Harry pianse come non ebbe mai pianto e si sentì più solo che mai. Quasi la morte dei suoi genitori non gli importava, anche perché ha sempre pensato fossero morti, uccisi da Voldemort, sacrificando la loro vita per salvarlo. Voldemort, il signore oscuro più temuto e che finalmente era stato sconfitto…non è mai esistito.







Passarono i minuti, ma Harry pareva fossero passate le ore. Ogni secondo era scandito da mille ricordi, le mille avventure.
Era una sensazione insopportabile e Harry si sentì talmente esausto che, senza accorgersene, si addormentò in un sonno profondo.
Davanti a lui, ci fu una luce bianca e apparvero tre sagome. Harry fece fatica a vederle ma alla fine riconobbe i visi di Ron, Hermione e Ginny sorridergli. Il cuore gli saltò alla gola ma infine, Harry restituì loro il sorriso. Era tutto così meraviglioso che a Harry sembrava essere realmente con loro e liberò la mente da tutto. Ciò che era importante per lui in quel momento era stare con loro, sorridendosi a vicenda. Restarono così per qualche secondo o forse minuti, non si può dire con certezza perché lì, nulla è certo e tutto è possibile ma, alla fine, Hermione parlò. “Harry”- disse con voce estremamente dolce –“Bentornato”. “Hermione, ma chi sei? Sei solo frutto della mia immaginazione? Spiegami, ti prego, mi sembra di impazzire”.
“E’ molto semplice invece: Harry, noi abbiamo sempre vissuto in te, viviamo ancora in te. Noi siamo ciò che tu vorresti avere e che non hai mai avuto: siamo i tuoi amici, Harry, quelli veri, perché anche se non esistiamo realmente, viviamo con te, viviamo per te. Abbiamo condiviso tutte le tue emozioni, tutte le tue avventure, ti abbiamo sostenuto in ogni momento”.
A questo punto parlò Ron. “Quando sei svenuto, eri talmente disperato e scioccato che la tua mente e il tuo cuore hanno dato inizio ad un nuovo mondo migliore, ma che rappresentava quello reale: Lupin, Sirius, Minus e i tuoi genitori sono come lo erano veramente.




Lupin e Sirius, le persone a cui tieni di più, nel nostro mondo sono morte perché la tua paura di perderli è troppo forte. Nella realtà, Minus nell’ultimo periodo si era distaccato dai tuoi genitori, che ne hanno sofferto molto, ed è per questo motivo che da noi lo hai considerato un traditore e lo hai odiato quindi fin dall’inizio. Voldemort era solo un simbolo, il simbolo del male e della morte, quella che ha portato via i tuoi genitori e che tu hai avuto ardentemente bisogno di sconfiggere. Tutti non riuscivano a sconfiggere Voldemort perché lui, come il male che c’è nel mondo, era imbattibile. Solo animi come te, così pieni di vita e di amore, riescono a batterlo”. Harry non riusciva a capire. “Ma era tutto così particolare, così reale”. Ora era Ginny a parlare e la sua voce lo immobilizzò. “Era tutto creato dalla tua mente e dal cuore. Dopo la notizia della morte dei tuoi genitori, hai avuto l’esigenza di scappare, di andare in un mondo dove sì, il male c’era, ma tu eri l’unico a sconfiggerlo. Era tutto così particolare perché era il tuo mondo. Ma anche se ora ti sei svegliato, noi rimarremo sempre con te. E potrai trovarci quando vorrai. Noi saremo nei tuoi sogni con tutti gli altri: perché tu ora sei il Ragazzo Che E’ Sopravvissuto, colui che ha sconfitto il male in persona, Voldemort. Guardati: sei lo stesso ragazzo di cui sono innamorata, lo stesso che ho lasciato prima per una mezz’ora e non quello che sei realmente.
Ora vieni: sicuramente gli altri ti staranno aspettando, sono tutti ancora nella Sala Grande. Sei il nostro eroe, Harry. Spesso te ne andrai, lo so, ma so anche che ritornerai perché il tuo cuore è qui con noi, Harry, come il nostro è con te”.





Allungò quindi la sua piccola mano che Harry afferrò. Anche Hermione allungò la sua verso quella di Harry, mentre Ron gli diede una piccola pacca sulla spalla. E insieme, mano nella mano, si ritrovarono nella Sala Grande. Quello che Harry vide, gli riempì il cuore di gioia: tutti lo guardarono con lo stesso sorriso, così affettuoso, così ingenuo e all’unisono applaudirono al loro eroe. Perché era quello Harry e non un ragazzo semplice di città, stimato e apprezzato da poche persone se non da nessuno e che, soprattutto, era senza amici. Lì invece ne aveva fin troppi e, finalmente, non era solo. Ogni sera, Harry raggiungeva i suoi amici e con loro viveva giornate intere, condivideva con loro tutto, anche se nella realtà passavano poche ore. Harry diventò un Auror eccellente e alle cinque del pomeriggio, andava tutti i giorni a prendere il tè da Hagrid nella sua capanna. La sera, quando rientrava da lavoro, tornava a casa, quella che aveva costruito insieme a Ginny, e lì ritrovava Ron ed Hermione pronti ad aspettarlo. Cenavano sempre insieme e poi, dopo aver riso, essi rientravano a casa loro, proprio accanto a quella di Harry e Ginny. E’ così che Harry aveva due vite, una che viveva durante il giorno e l’altra che aveva inizio la sera per poi finire il mattino, quando era ora di andare a scuola. Anche se Harry era cosciente che quella che era davvero importante era la prima, a Harry contava di più la seconda perché, come aveva detto Ginny, il suo cuore sarà sempre rivolto di là, verso loro, verso quel mondo magico da lui creato. E’ proprio questa la magia.

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